Bitcoin: la senatrice vuole la resa dei conti
La rediviva Elizabeth Warren piazza una proposta di legge dal profumo coreano. E un manipolo di altri senatori bipartisan firma la proposta
WASHINGTON - C’è una senatrice a Washington. C’è una senatrice che qualche mese fa si è autodichiarata a capo dell’esercito anti-crypto e che trova sponde anche da JPMorgan. Si tratta di Elizabeth Warren, pasionaria del telecontrollo, che vorrebbe imporre le regole del Bank Secrecy Act anche ai miner e a tante altre persone.
La risposta sticazzi questa volta non funziona. L’attacco è diretto, verticale e potrebbe risultare in un bel casino se dovesse passare così com’è.
Sì, le leggi sono noiose, ma seguitemi per qualche minuto, così capiremo cosa ha in mente la super-senatrice.
Bank Secrecy Act e AMLA
Il Bank Secrecy Act è un cumulo di leggi approvato sotto la presidenza Nixon nel 1970. È nato per combattere - chi lo avrebbe mai detto - terrorismo, riciclaggio e tante altre iatture del mondo moderno. L’AMLA del 2020 è quanto interessa più direttamente, ma in generale i miner potrebbero essere sottoposti a obbligo di:
Report delle transazioni sospette;
Report delle transazioni in cash (si applicherà anche alle crypto?) superiori alle 10.000$;
Record keeping, o in altre parole la tenuta di registri per tutte le transazioni sopra una certa soglia;
Compliance: devono essere messi in piedi sistemi adeguati per evitare che i propri canali vengano utilizzati per il riciclaggio, il finanziamento del terrorismo, etc. La cosa include anche test di terzi e formazione per il personale;
Cooperazione con le forze dell’ordine: chi è sottoposto agli obblighi contenuti dal BSA, deve collaborare fattivamente con le forze dell’ordine, fornire informazioni su richiesta, etc.
KYC: si deve procedere necessariamente all’identificazione dei clienti prima di permettergli di transare;
Si tratta di tutta o quasi l’enorme mole di controlli che le banche e i money transfer devono effettuare negli Stati Uniti per ogni singola transazione. E che secondo la legge proposta da Elizabeth Warren dovrà essere applicata a…
Chi sarà eventualmente colpito dalla legge?
Provider di wallet, miner, validator per chain PoS, altri partecipanti ai network, non è chiaro ancora in che forma.
Lasciando un attimo da parte i network PoS, concentriamoci su Bitcoin. La legge vorrebbe imporre ai miner che hanno sede negli Stati Uniti i controlli di cui sopra sulle transazioni.
E di più, guardando quanto è accaduto a Binance, basterà includere le transazioni di un singolo residente negli USA per essere sottoposto agli obblighi di cui sopra.
Il punto che è stato fatto nelle condanna/accordo di Binance è infatti il seguente: Binance ha servito con la sua entità internazionale (e senza sede negli USA) cittadini americani e dunque erano applicabili anche all’entità internazionale gli obblighi che la legge prevede a carico delle banche e dei money transfer americani.
La cosa, ragionateci un minuto, si applicherebbe di fatto a chiunque offre anche mezzo hash al secondo al network. Impossibile da applicare? Probabilmente sì per chi è lontano dagli USA o ha mining domestico.
Per le imprese americane che fanno mining - e che hanno un citofono - nel caso in cui questa legge dovesse passare, sarà più difficile evitare la compliance richiesta da Warren.
La buona notizia
La norma è assai preoccupante - e no, rispondere che Bitcoin è nato per evitare certe rotture non aiuta. Per chi vuole vedere il bicchiere mezzo pieno, pare che il consenso intorno a questo gruppo di norme sia non un granché.
E dunque finirà nel cassetto, in realtà già pieno, di iniziative di Elizabeth Warren per farsi pubblicità sulla pelle di Bitcoin. Poco male, ma mai abbassare la guardia.
Le uniche cose che potranno controllare sono marginali, come spiega esaurientemente Antonopouos qui
https://twitter.com/_pretyflaco/status/1731535286406992230?s=19
Inoltre ha fatto 305 proposte di legge in tutta la sua carriera di cui 0 (zero) passate.
Starei tranquillo, questa donna è una troll del sistema.