L'ombelico del mondo
Raccontare gli ultimi giorni dell'America è una moda che dura da 50 anni. Finora tutti hanno sbagliato.
Bitcoin vive una settimana più soporifera della precedente, che non è che sia stata frizzi e lazzi. Giù i volumi sugli exchange - mai così bassi da dicembre 2022 - giù le discussioni su Twitter, giù l’interesse degli interessati. E anche a Miami - dopo che in tanti se le erano promesse - non è venuto fuori nulla se il solito cafonal di Ben Armstrong.
Non siamo morti, ma non sembrano essere morti neanche gli USA, nonostante in molti abbiano già comprato bara, corone di fiori e il vestito buono.
Dove siete andati a finire tutti? - Sugli exchange i volumi languono e c’è molto meno denaro di prima. Gli utenti piccoli, quelli che in genere acquistano per le vie dirette, non ci sono più. I grandi trader hanno tirato il freno a mano. Sta di fatto che il rubinetto si sta chiudendo e qualcuno dovrà cominciare a farsi i conti in tasca, in particolare tra gli exchange più piccolini.
Calma fisiologica dopo un inizio di anno scoppiettante? Forse. Forse però c’entra anche il regolatore di Washington. La causa contro Binance - qui l’ho raccontata su Criptovaluta.it® Magazine - è qualcosa di più complesso. Vuole colpire l’exchange di CZ e contemporaneamente tutto il settore.
Come? Bullizzando i trading desk e i market maker che offrivano liquidità. Jump e Jane Street, quadrangolari per certi exchange, si sono già dati alla macchia. Chissà che non siano pronti altri a fare lo stesso
Tether comprerà tanti Bitcoin - Tether ha in portafoglio una quantità enorme di bond USA (ne ha più dell’Italia, per darvi un’idea).
Tali titoli hanno moltiplicato i loro rendimenti negli ultimi pazzi mesi di tassi alti e di Powell in botta. Il risultato? Il più pirata degli stablecoin ha guadagnato in 3 mesi quasi 1,5 miliardi di dollari.
Una parte di questi, in futuro, verranno investiti in Bitcoin. Quanti? Il 15% dei profitti netti. Se dovesse mantenere questo ritmo - e dovrebbe almeno per i prossimi tre mesi - si tratta di acquisti per 225 milioni a trimestre. Sono tanti? Assolutamente sì. Soprattutto in questi tempi di vacche magre.
Arrivano altri ETF - Valkyrie ha lanciato un nuovo ETF Bitcoin negli USA. Non è spot, ma replicherà a leva l’andamento dei futures quotati sulle piazze statunitensi.
Finché ci sarà Gary Gensler alla guida di SEC difficilmente ne vedremo di veri, con Bitcoin in cassa e non dei pagherò. Perché è una notizia? Perché il ticker, il simbolo sulle piazze del nuovo ETF sarà BTFD: buy the fucking dip!
Mempool.space lancia un curioso servizio - Mempool Open Source Project annuncia al Bitcoin 2023 un nuovo servizio: Mempool Accelerator. Volete entrare nel prossimo blocco?
Non dovrete più offrire una commissione alta abbinata alla vostra transazione. Potrete pagare il servizio - ancora non si è capito in quali termini - per avere il telepass di diverse mining pool.
Per chi non avesse idea di come funziona la questione delle code su Bitcoin qui c’è un approfondimento non-tecnico ma comprensibile.
Cosa cambia? In teoria nulla, dato che già diverse mining pool offrivano questo servizio. Questa volta però ci sarà un intermediario che sembra avere dalla sua diverse tra le più importanti mining pool e il servizio potrebbe diventare più facilmente accessibile, più utilizzato e chissà, magari un giorno dominante.
Per ora la parte più sensibile della community sonnecchia. Non è un problema, dicono. Vedremo.
Primarie Bitcoin
Il Bitcoin 2023 di Miami è stato, come le precedenti edizioni, una discreta passerella per politici di ogni rango. Con Bitcoin in bocca e forse in portafoglio - ma certamente nei programmi elettorali - è stato il turno di uno dei Kennedy, per l’area democratica, e di Vivek Ramaswamy per l’area repubblicana. Solita passerella anche Francis Suarez, sindaco di Miami che da un pezzo converte il proprio stipendio in Bitcoin.
Ce ne deve fregare qualcosa? Forse no, perché Bitcoin continua a produrre blocchi checché ne dicano a Washington o a Miami.
Con questi chiari di luna e dato che non abbiamo nulla di meglio di cui occuparci, forse è il caso di spendere qualche parola. E di farlo sia sulla politica USA che liscia il pelo a Bitcoin e ai bitcoiner, sia sull’ala governativa del fronte Bitcoin.
Per un pugno di voti
Quanti voti muovono i bitcoiner? Quel che è chiaro dai sondaggi è che sono pochi, forse pochissimi, quasi zero. Ramaswamy è ultimo nei sondaggi delle primarie repubblicane.
E anche Kennedy dall’altro lato non sembra passarsela granché bene. Il sondaggio qui sotto è migliore, ma non troppo, di quello sopra.
È il tema che non tira? O almeno una parte dei bitcoiner è di così facili entusiasmi da essere pollaio dei candidati più strampalati? Lo scopriremo tra poco, nel 2024.
Certo è che dopo il principe di Serbia accolto come se ci fosse ancora la monarchia a Belgrado ci si può aspettare di tutto, anche se francamente speriamo di no.
L’ala governativa
Non è peccato voler fare business con Bitcoin. Non è peccato volerlo proporre in giro per il mondo. Bitcoin è per tutti - e dunque anche per i satrapi dell’Asia Centrale o per piccoli paesi a conduzione familiare delle Americhe.
Un giorno lontano, magari quando il Bitcoin Miami sarà alla cinquantesima edizione, i sacerdoti dell’ala governativa di Bitcoin ci racconteranno com’è che si parte con Bitcoin e si finisce a parlare di milioni di dollari di bond da emettere su certe infrastrutture. E se l’adozione a El Salvador su spinta governativa è quella che è, pazienza. Pensiamo ai bond.
Nel frattempo, ci faremo bastare la politica che conta meno. Quella dei candidati al 3%.