Nessuno tocchi i prezzi
Dietro chi parla di prezzo giusto, di valore intrinseco e della necessità di fare qualcosa si nasconde sempre un gran briccone
È stata una settimana così soporifera che neanche Bitcoin sotto i 27.000$ ci ha dato quella botta di adrenalina per la quale ci alziamo ogni mattina.
In realtà qualcosa è successo - e non sarà facile mettere insieme le quattro notizie più importanti della settimana. Notizie che non avranno forse un impatto immediato, ma che un giorno ci torneranno in mente perché ma allora era vero che era roba grossa.
Il fisco americano vuole 44 miliardi da FTX. Ci sono in cassa? No. Il fisco americano sarà trattato come un comune creditore? No.
Il Fisco mangia prima degli altri, anche quando il banchetto è a base di carogne. Se così dovesse finire, chi pensava di recuperare il 50% o il 40% o il 20% di quanto lasciato su FTX riceverà lo 0%. No, non riguarda i clienti europei ma poco cambia. Homo sum, humani nihil a me alienum puto.
In tempi non sospetti vi avevo detto che vedere FTX rinascere era roba buona per i click. Con 44 miliardi di debiti con il fisco sul groppone, l’ipotesi sembra definitivamente sfumata. E per fortuna.
Una società quotata al NASDAQ si scusa con Pepe The Frog. Dalla rubrica Pensavo di morire prima arrivano le scuse del Chief Legal Officer di Coinbase niente di meno che a Pepe the Frog. La storia è questa: Coinbase ha inviato una mail dove riporta una vecchia accusa della Anti-Defamation League sempre a suddetta rana meme. Roba da fascisti del terzo millennio.
La community che su Pepe ha puntato gli scarsi risparmi di una vita e sogna già il rombo di una Lamborghini va su tutte le furie, lancia la campagna #DELETECOINBASE su Twitter e costringe un dirigente con tanti altri problemi a cui pensare a scusarsi pubblicamente su Twitter.
We fucked up.
Bitcoin si è ingolfato per colpa dei token. Qualche settimana fa la colpa era dei maghi in JPEG, ora è arrivata la carica dei token BRC-20. Le commissioni di Bitcoin schizzano in alto, la mempool sfiora quota 500.000 transazioni in attesa e metà del Bitcoin Twitter si fa prescrivere lo Xanax®.
Mentre cresce la speranza che Bitcoin torni a correre o diventi valuta avente corso legale in qualche isola caraibica - tanto per avere qualcos’altro di cui parlare - la situazione si è parzialmente risolta. I dispettosi tokenari però li conosciamo tutti. E quando pensi di averli messi alla porta eccoli che rientrano dalla finestra.
Di tutta la vicenda la cosa più triste è forse che non abbiamo nient’altro a cui pensare. E che questa storia si trascinerà anche alla sagra di Bitcoin organizzata da Bitcoin Magazine.
Se vuoi leggere la nostra e farti una cultura su quello che sta succedendo, la trovi qui sopra.
Binance se ne va dal Canada, sbattendo la porta. Con un lungo e lamentoso post su Twitter (Elon, torna a limitare i caratteri, per favore) Binance annuncia la chiusura delle sue attività in Canada. Il Canada, per quanto grande, è un paese scarsamente popolato e dove si danno battaglia decine di exchange. Le nuove farneticanti regole sugli stablecoin hanno reso la piazza una montagna di carte bollate tra le quali cercare qualche spicciolo in commissioni.
Binance, anche lui con altri e più gravosi problemi, decide di andarsene ricordando che il fondatore è canadese e dunque ci è rimasto doppiamente male.
Fatti salvi i soliti discorsi su certi governi e sulla loro voglia di uccidere tramite normazione, la questione tra pochi giorni non interesserà né i canadesi né Binance.
Lasciate stare i prezzi, bricconi
Nel 300 d.C. l’enorme impero romano non se la passava benissimo. Diocleziano aveva vinto una sanguinosissima guerra per il controllo dell’impero degli imperi e si era ritrovato con un fisco scassato, con carenza di merci e inflazione alle stelle.
Il problema del denaro che non valeva più niente tanto era stata annacquata la composizione? Facile: inondiamo di ciarpame fatto moneta l’impero e tutto si risolverà. La geniale decisione, che ricorderà a molti una riunione di BCE, ebbe come unico effetto quello di peggiorare il problema dell’inflazione. E di far aumentare gli speculatori (qualunque cosa voglia dire questa fantasia dei legislatori di ogni epoca).
Essendo più brillante militarmente che in economia, pochi mesi dopo 301 d.C. fece vergare l’Edictum De Pretiis Rerum Venalium - o più colloquialmente l’Editto dei prezzi. Non riuscendo a attribuire per editto un valore a moneta che nessuno voleva, pensò bene di fissare prezzi massimi per le merci. Geniale, no? Se la montagna non va a Maometto…
Indovinate un po’ come andò a finire? Inflazione ancora su, nonostante le severissime pene edittali, merci sparite dai mercati legali e finite al mercato nero.
In questo incredibile casino di notevole c’è stato solo il contribuito di Lattanzio, che incolpò gli imperatori (precedenti?) di aver massacrato la moneta e di essere dunque responsabili dell’inflazione.
Oggi probabilmente avrebbe un account Twitter, una Profile Picture con gli occhi laser e vi romperebbe i cosiddetti da mane a sera con Bitcoin.
Rimane il fatto, conosciuto da almeno 1.700 anni. Un decreto non può creare merci. E quando il grosso delle persone non riesce a permettersele, la soluzione non può essere magica. Se ne deve produrre di più, come vi ricorda questa semplice ma immortale legge.
L’effetto dei prezzi calmierati potrete disegnarvelo da soli, ‘che ormai è tanto che leggete Cryptorama.