Regolatori, Euro Digitale e denaro cinese
Abbiamo lo stesso entusiasmo di Marco Polo? Un viaggio - neanche troppo ideale - da Khanbaliq a Pechino, passando per Via Nazionale
Dopo la lunga pausa natalizia si chiude una settimana interessante per il denaro. Bitcoin è tornato sopra i 20.000$, spernacchiando ancora una volta chi lo voleva morto. Non è questa però la cosa più interessante della settegiorni che ci lasciamo alle spalle.
I bagordi natalizi, trasversali da Washington a Mosca, non sembrano aver fatto granché bene a banchieri centrali, meno centrali e più in generale chi controlla, controllerà o vorrà controllare il denaro che avete in tasca - e che presto potreste avere nientedimeno che in un wallet di BCE.
SEC e procure su Digital Currency Group [da Criptovaluta.it]
SEC e diverse procure federali USA starebbero indagando su Digital Currency Group. Il conglomerato controlla Genesis (piattaforma di prestiti cripto), HQ, CoinDesk (il giornale online che ha di fatto innescato la serie di eventi che hanno portato alla fine di FTX) e Grayscale.
Il gruppo versa in condizioni economiche gravi, ha problemi di liquidità acclarati, miliardi di scoperti tramite Genesis, e controlla anche il più grande fondo Bitcoin del mondo. Le preoccupazioni da parte dei mercati sono però ridotte. Quello su cui dovremmo riflettere è su come riescano ad arrivare sempre in ritardo le autorità che rivendicano il pieno controllo sul mercato cripto. Sì, proprio SEC.
SEC indaga su Genesis e Gemini [da Criptovaluta.it]
La settimana di SEC non si è fermata con Digital Currency Group. L’authority che negli USA si occupa di mercati finanziari e di relativi titoli vuole vederci chiaro anche sui prodotti che erano offerti da Gemini e Genesis, che secondo Gary Gensler, che guida suddetta agenzia, sarebbero titoli finanziari sotto mentite spoglie.
Che vuol dire questo? Vuol dire che avrebbero dovuto ottenere ben altre autorizzazioni e rispettare ben altre leggi. C’è un ma, anzi due: Gemini dice di essere in contatto diretto con SEC da 17 mesi e che nessuno dell’agenzia gli ha mai avanzato dei dubbi a riguardo. Il secondo ma riguarda la sorte dei 340.000 utenti Gemini che devono recuperare le loro somme da Genesis: siamo proprio sicuri che l’intervento di SEC offrirà loro una mano?
Bankitalia: Euro digitale prossimo pilastro [da CorCom]
Bankitalia segue le orme della nave madre di Francoforte e afferma: “Euro Digitale nostro pilastro”. Il perché continua ad essere sconosciuto ai più, dato che tolti i politici di rango nessuno in Italia sembra aver espresso necessità di questo tipo. Anzi, pare che tutti siano contentissimi tra carte, bonifici e contanti senza che nessuno digitalizzi alcunché.
Verrebbe anche da chiedersi il perché dell’invasione di campo di Bankitalia in questioni squisitamente politiche (si, decidere come funziona la moneta è dominio della politica) . Oppure se tra le innovazioni che l’istituto offrirà ci sarà anche Algorand, che tra nel settore pubblico italiano sembrerebbe godere di simpatie certe.
Davide Zanichelli come Marco Polo [da Formiche.net]
Davide Zanichelli, ex parlamentare in quota M5S, ha diversi meriti che gli vanno riconosciuti. Per chi segue il denaro o il cripto-denaro anche quello di aver guidato le poche iniziative sensate riguardo questo comparto a Montecitorio.
Ho avuto l’indubbio onore di intervistarlo tempo fa per Criptovaluta.it. In settimana, su Formiche.net, si spende per un percorso possibilmente rapido per l’euro digitale. Tra poco scopriremo che non è la prima volta che ci si innamora, dalle nostre parti, di trovate monetarie made in China.
Siamo tutti Marco Polo?
Davide Zanichelli non si offenderà per il paragone con l’esploratore più famoso di tutti i tempi. Storie diverse, per carità, ma con alla base un’infatuazione per esperimenti monetari cinesi che poi sono andati a finire come sono andati a finire.
Tra le 200+ storie che Marco Polo detta per Il Milione ce n’è una molto curiosa che riguarda proprio i soldi che Kublai Khan, o Gran Cane come lo chiamava Marco Polo, aveva deciso di far girare da quelle parti. La trovata è, sempre per Marco Polo, geniale. Prendere carta, stamparla con dei valori sopra, farla timbrare da qualche ufficiale e farla circolare in forma di banconote.
Per un veneziano di quel tempo, abituato a ben altra e più sonante moneta, era sembrata una roba tanto incredibile da far sospettare che il Gran Khan fosse in possesso dell’arte dell’alchimia, la pseudo-scienza che ha passato secoli a cercare il modo di trasformare piombo e metalli meno nobili in oro e argento.
’l Grande Sire àe l’archimia perfettamente
E non contento, Marco Polo ci dice anche che questa trovata è forse la cagione delle enormi ricchezze del Gran Khan, ricchezze che sono superiori a quelle di ogni altro sovrano nel mondo.
Il racconto di Marco Polo - non è l’unico in realtà de Il Milione ad avere questa caratteristica - è un po’ barcollante. Perché parla al tempo stesso di emissione di tali banconote dietro il pagamento di oro, perle e altri prezioso e di pena capitale per chi avesse osato rifiutare tali - pur nobili - pezzi di carta stampigliati.
La credibilità del Gran Khan non era dunque nel prestigio, non era nel rispetto, non era nelle sue sostanze patrimoniali. Era nella cara, vecchia, poco nobile e spesso abusata dai governanti arte delle mazzate, o di quello che in circoli più altolocati delle pagine di questa pubblicazione chiamano monopolio della forza. Opporsi all’alchimia cartifera di Kublai Khan avrebbe significato finire con la testa separata dalle spalle e in condizioni di non opporsi più ai grandi disegni di moltiplicazione della ricchezza - rigorosamente la sua - del signore dei signori mongoli. E in realtà di esperimenti monetari cartacei in
Cina ce n’erano stati già diversi, tutti finiti con iperinflazione, aggressione delle poche sostanze private della popolazione e sfaceli che ad ogni ciclo si sarebbero protratti per anni.
Forse si sbaglia chi vi scrive nell’essere così duro contro quella che i parlamenti di mezzo mondo ritengono la trovata del secolo. Opinione sulla cui imparzialità mi permetto di nutrire qualche dubbio: quando Kublai Khan ordinava a tutti di portare oro e preziosi presso le sue zecche per riceverne in cambio dei pezzi di carta colorati non era certamente lui a lamentarsene, ma chi doveva portare controvoglia il poco che aveva accumulato. Così come oggi difficilmente sarà lo stato a lamentarsi di una moneta programmabile (ma solo dal centro), potenzialmente a scadenza e sotto il pieno e totale controllo di una Banca Centrale che nessuno si sentirebbe più di considerare come indipendente dalla politica.
Davide Zanichelli, che tra qualche puntata di questa neonata pubblicazione cercheremo di ospitare, dice che si tratta di questione urgente, o per usare le sue stesse parole «Sull’euro digitale non c’è tempo da perdere.». E probabilmente ha ragione. Dovremmo darci da fare anche dall’altra parte di questa barricata ideale. Vuoi perché in molti abbiamo sognato di essere lì con Marco Polo a Khanbaliq a svelargli l’arcano dell’alchimia del Gran Khan. Vuoi perché di un potenziale passaggio così epocale si sta parlando troppo poco.
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L’illustrazione è di Mattia Di Marcantonio.