GIULIANOVA - Verrebbe quasi da pensare che si siano dati appuntamento. Quasi: di orditura non si hanno prove e tanto vale scegliere le quattro notizie più importanti della settimana del denaro facendo finta di nulla. Per chi ci riesce, chiaro.
Repubblica, Corriere, Berkshire Hathaway
TRA MILANO E OMAHA - Tito Boeri attacca Bitcoin e cripto, facendo finta di non capirci nulla. Poi tocca al Corriere, e poi ancora a La Stampa. Il tema? Arrivano le CBDC, che finalmente faranno tremare quei bricconi che pretendevano di farsi soldi e banche da soli. C’è anche Charlie Munger, il braccio destro di Warren Buffett, che dice che alla fine i cinesi hanno fatto bene a mettere al bando Bitcoin e le altre fesserie affini al gioco d’azzardo.
Non stupirà i miei venticinque lettori che bocconiani, giornalisti a 9€ l’ora e opinion maker guardino con ammirazione alla Cina. Più curioso che lo faccia l’incarnazione del capitale che fu: l’amico, consigliere e vice di Warren Buffett.
Bitcoin venduto al doppio del prezzo in Nigeria (da Criptovaluta.it)
TWITTER - Un utente semisconosciuto pubblica uno screenshot che riporta prezzi doppi in Nigeria per Bitcoin, a più di 40.000$ per singolo coin (sta(va) a 23.000$). Partono le elucubrazioni: è colpa delle CBDC dice uno. È colpa dei limiti al contante e ai prelievi, dice un altro. Tutto scandito dal solito Bitcoin fixes this.
La storia è così (in)credibile e in linea con la narrativa di certi Bitcoiner che la riprendono anche pezzi grossi e sacerdoti di Bitcoin, giornali quasi-patinati, Zerohedge e altri della crema dell’informazione finanziaria.
Tutto molto bello, se non fosse inventato di sana pianta. La discrepanza di prezzo è dovuta al fatto che la valuta locale, il Naira, ha un tasso di cambio ufficiale che è la metà di quello in strada al mercato nero/vero. Se i bitcoiner di cui sopra si fossero presi la briga di controllare, avrebbero avuto tra le mani qualcosa di più intelligente di cui parlare: un governo che applica tassi ufficiali che esistono solo nella sua testa. Certo che in queste condizioni fare le pulci a Tito Boeri e compagnia…
Crypto.com si fa segare il conto in banca, ma non lo dice a nessuno (da Criptovaluta.it)
VILNIUS - È una storia che ha più di una settimana, portate pazienza se ho deciso solo qualche giorno fa di andare a fondo. Crypto.com ha cambiato banca. La cosa non è stata volontaria, perché l’istituto che utilizzava in Lituania è stato messo al bando dalla Banca Centrale locale. Non è colpa di Crypto.com, per carità, anche se forse avrebbe potuto comunicarlo.
È così importante per il futuro del denaro del futuro? No. È altro che è importante gli exchange - alcuni exchange? - hanno problemi di banking. Non riescono a trovare istituti affidabili per ricevere e custodire soldi per loro conto. I pessimi rapporti tra banche e exchange non finiranno qui. E se vi state chiedendo com’è che i soldi di mezzo mondo cripto siano alle Bahamas nella banca dell’Ispettore Gadget ora avete una risposta.
Federal Reserve non vuole banche cripto (Comunicato stampa ufficiale Fed)
WASHINGTON DC - Custodia, che è banca e intermediario cripto, ha chiesto di sedersi al tavolo che conta negli Stati Uniti, cioè di diventare membro del Federal Reserve System. Hanno votato tutti contro, perché dicono che operare con le cripto è contro ogni principio di banking solido e affidabile.
Vedi sopra sulla Banca dell’Ispettore Gadget. Lamentarsi del fatto che società crypto miliardarie preferiscano le Bahamas fa sorridere. Perché non è che preferiscono le Bahamas, è (quasi) l’unica alternativa che hanno.
Stanno facendo cose strane su Bitcoin, e il mio idolo dice che… non va mica bene
Ordinals è la questione del momento. Il sistema permette di iscrivere amenità, immagini e anche Doom nella blockchain di Bitcoin. Ne hanno scritto tutti tranne io, e non lo farò neanche oggi. C’è altro però di interessante intorno al caso Ordinals, che dovrebbe farci riflettere in quanto particelle della bitcoinsfera.
Senza sorprendere nessuno, gli eventi si sono sono svolti socialmente come segue:
Fase 1, attendismo
La novità coglie tutti di sorpresa. Qualcuno mugugna, qualcun altro si eccita per la novità, qualcun altro ancora grida al sacrilegio. Caratteristica fondamentale della fase 1 è che la community non si è ancora assemblata in due schieramenti contrapposti.
Fase 2, arriva la Congregazione per la Dottrina di Bitcoin
I massimi sacerdoti di Bitcoin si esprimono. Gli schieramenti diventano chiari. Qualcuno si rimangia dubbi e curiosità perché non hai letto che ha detto coso? Altri che invece detestavano la novità ora si dicono possibilisti, perché l’ha detto un altro dei preti.
Gianlù, ma non ci dovevi raccontare una storia del passato per capire il denaro del presente? A noi che ce ne frega delle storie dei Bitcoiner?
Vero, e ora ci arriviamo. Pirateria voleva dire soldi, voleva dire fare un po’ quello che si pareva e anche sfidare i potenti della terra. Ce la raccontano come una comunità orizzontale anarchica e burlona. E come in Bitcoin, giravano un sacco di soldi ma in molti giuravano di essere lì per lo spirito della pirateria e per amore del mare. E, ancora una volta come per Bitcoin, nel corso del tempo emersero figure carismatiche (o spesso solo violente) intorno alle quali si radunò la pirateria.
Forse il culto della personalità ce lo abbiamo nel DNA? Forse è normale quando in ballo ci sono cose di tale importanza?
Fortunatamente Satoshi Nakamoto è sparito e non sembrerebbe avere alcuna intenzione di tornare. Ve li immaginate centinaia di migliaia di account Twitter ad aspettare che si esprima l’imperatore, che faccia pollice su o pollice giù per dichiarare vita o morte?
Tornando alla pirateria: le storie dei Caraibi si incrociano con i primi incontri degli europei con il vudù, un insieme articolato e suggestivo di pratiche religiose e - per noi europei - anche parecchio cinematografico. Anche tra i bitcoiner c’è chi ha provato a rianimare i morti.
Qualcuno - in piena botta da JPEG sulla chain - ha cercato di riesumare il mai troppo compianto Hal Finney, che si sarebbe espresso tot anni fa su una questione affine in modo positivo. Validità della posizione? Nessuna. I morti, a meno che non si voglia girare un ennesimo film sugli zombie, meglio lasciarli nell’eterno riposo.
E per chiudere di nuovo con i pirati, verrebbe da parafrasare un celebre incontro tra Alessandro Magno e un povero pirata con la lingua molto lunga.
Alessandro Magno chiese al pirata cosa gli fosse venuto in mente per mettere in subbuglio la timechain di Bitcoin e lui rispose con franchezza: “Per lo stesso motivo per cui tu metti in subbuglio l’universo: ma io perché lo faccio con JPEG da 4MB, sono chiamato brigante; tu perché lo fai con OP_RETURN, Bitcoiner supremo”
Tornando a cose più serie - e salutandoci per davvero - un plauso a chi sta portando avanti una discussione civile anche se su posizioni magari diverse dalle mie (qui Crypto Distortion).
Tra chi sogna la censura, chi vuole scrivere tutto lo scibile umano nella timechain e chi si crede Prete Gianni, l’unica certezza che abbiamo è che ci sarà un altro blocco, e poi un altro, e poi un altro ancora. E che le regole saranno quelle del codice, e non quelle della mitomania di qualche prete pirata.
Cryptorama è una pubblicazione settimanale sui soldi. Una mail, quattro notizie, una storiella del passato per capire il futuro.
Lo sponsor di questo mese è Criptovaluta.it. I testi sono di Gianluca Grossi. L’illustrazione è di Mattia Di Marcantonio.
questione alquanto complessa quella di ordinals. leggendo qui e là sto provando a farmi un'idea, ma non sono ancora arrivato ad una posizione che mi convinca appieno.
nel frattempo continuo ad imbattermi in frasi tipo "attenzione, si rischia di diventare uno shitcoin come ethereum!", e -devo ammetterlo- la cosa mi fa sghignazzare molto. La peste è arrivata in paese, presto presto, tutti a fare scorta di incenso!
In realtà una posizione ce l'ho. Bitcoin faccia bitcoin e lasci gli nft a chi è nato per fare quello. Come diceva il buon Pirandello, la vecchia signora che si imbelletta per sembrare giovane fa più pena che altro (Umorismo)