BELLUNO - I bitcoiner più duri e puri pronti per il lazzaretto. E non è detto che ce li debbano accompagnare. Una settimana più reazionaria che straordinaria. Gli attori sono sempre gli stessi - e il copione non è così nuovo.
L’articolessa del Corriere sull’Euro Digitale (Corriere.it - si, c’è un paywall)
MILANO - Al Corriere della Sera sono già partiti con i festeggiamenti. Altro che Bitcoin: arriva l’Euro Digitale, tuonano. Bello, agile, garantito, controllato.
Per farla breve ne ho scritto qui su Criptovaluta.it. Per chi non ha voglia di leggersi il pezzo, riassumo in breve. Bitcoin non serve, non è garantito da nessuno e presto arriverà l’Euro Digitale. Con il quale potrete addirittura pagare alla romana. Giuro, hanno scritto così. Così sconvolgente da meritarsi anche una puntata del Podcast.
La Senatrice Elizabeth Warren dice che le cripto moriranno schiacciate dalle loro stesse truffe (da Criptovaluta.it)
WASHINGTON DC - Vecchi attori vi avevo detto, no? Ecco di nuovo Elizabeth Warren, che dice che il mondo cripto morirà schiacciato dalle sue stesse truffe. Un po’ come quelli che muoiono asfissiati dal proprio vomito.
Warren chiama alle armi SEC - avrebbe fatto un buon lavoro ma non abbastanza - e tutte le altre agenzie governative. Che a quanto pare non hanno nulla di meglio da fare che correggere questa terribile stortura.
Il caffè di Panetta (da ANSA)
FRANCOFORTE - Fabio Panetta è il nostro uomo alla Banca Centrale Europea. Nostro nel senso di italiano. Tra una cosa e l’altra ha detto che Bitcoin impiegherebbe un sacco di tempo a registrare un pagamento . E che sarebbe in grado di sostenere poche decine di transazioni al giorno. E si è pure preoccupato perché il caffè si fredderebbe prima che il pagamento sia finalizzato.
L’immagine evocata dal Panetta è sì potente che quelli di Bitcoin Magazine l’hanno attribuita ad un politico americano (sbagliando). Un giorno sarà una di quelle citazioni su Wikiquote con il tag “attribuita”.
Sam Bankman-Fried fa amicizia in carcere (da Forbes)
CUPERTINO - Forbes riporta un pezzo sulle memorie carcerarie del cattivo più cattivo del mondo cripto. Sì, una sorta di Le Mie Prigioni, ma scritto da Sam Bankman-Fried e non da Silvio Pellico. Tra le terribili afflizioni imposte all’ex CEO di FTX l’assenza di internet, di pasti vegani e di un comodo letto nel quale riposare [è SBF a parlare, non io]. Ah, nel bagno non c’era uno sciacquone ma un secchio. E la compagnia era quella che era.
Da uomo tutto sommato del popolo, SBF avrebbe avuto addirittura degli scambi con gli altri prigionieri. A questi SBF avrebbe chiesto il costo-opportunità di una vita da piccoli spacciatori. Sì, è tutto vero. Potete verificare su Forbes.
I bitcoiner nel lebbrosario
Nessuno vorrebbe mai trasferirsi in un lazzaretto. Erano delle piccole colonie dove mandavano lebbrosi e altra gente con malattie più o meno contagiose, ma quasi sempre deturpanti.
Caso classico? I lebbrosi. Sì ma che c’entrano i lebbrosi con il denaro di una volta? In diverse parti del mondo, pensarono di soddisfare la necessità di moneta dei lebbrosari emettendone di speciali. Nascono così le leper currency, e cioè i soldi dei lebbrosi.
Ne furono create in diverse parti del mondo, con una duplice funzione: permettere ai lebbrosi di avere un’economia di base e preservare i sani fuori dai lazzaretti (temevano trasmissioni quasi impossibili). Nessuno fuori di lazzaretti avrebbe mai accettato in pagamento o utilizzato monete che scrivevano a chiare lettere E SPESSO IN STAMPATELLO “monete dei lebbrosari”.
Ora il punto è chiedersi, dopo una settimana del genere,
Quali siano i lazzaretti moderni
Chi siano i lebbrosi (per quanto metaforici)
E se si siano auto-isolati in una colonia oppure no.
I lebbrosi siamo noi, gli appassionati di Bitcoin. Quelli che dovrebbero aprire cuore e portafoglio virtuale alle gioie dell’Euro Digitale e invece sono qui a cianciare di separazione tra stato e moneta. Ve lo ha detto anche il Corriere della Sera.
La leper currency, la moneta del lebbroso, è certamente Bitcoin. Segno dell’incontrovertibile delinquenza che alberga nel cuore di tutti noi. (E lo dice anche Christine Lagarde, ascoltate il Podcast che trovate poco sopra).
Rimane aperta la questione dei lebbrosari, della loro collocazione e della nostra volontà di auto-confinarci o meno. Una parte della volontà della community, ammesso che esista e sia ad un certo livello omogenea, sembra abbia fatto già le valigie. Alla fine fine, dicono, che ce ne frega di quello che dicono Corriere, Panetta, Warren e gli altri? Bitcoin è nato per resistere a questo tipo di assalti.
E sarebbe anche vero. Lo stile di vita di Unabomber però non è per tutti. E non lamentiamoci se in tanti - e forse in troppi - ci guardano come se fossimo i membri di una setta millenarista. Sì, in un mondo alla Ken il Guerriero vinceremmo noi senza troppo faticare. Ma ne vale la pena?
Forse è il caso di farsi vedere un po’ fuori, magari mettersi anche una maglietta pulita e rivendicare il diritto di un’esperienza del genere a esistere e a resistere all’assalto di primo, secondo, terzo e quarto potere.
Cryptorama è una pubblicazione settimanale sul mondo del denaro di ieri e di domani. 4 notizie su quello di oggi - e una storia per capire cosa è successo, per essere preparati a quello che succederà.
L’illustrazione è di Mattia di Marcantonio.
Temo la chiosa finale sia wishful thinking. Impossibile. La morte di bitcoin saranno i suoi maxi. Personalmente faccio una grande fatica a parlare ad amici e parenti di bitcoin, dopo che sono stato a più riprese (e in vari ambienti) attaccato perché dicevo che ci sono anche altri utilizzi e altre coin. Un tempo lo facevo, giuro, ma ormai parlo in generale di criptovalute. E se mi chiedono un consiglio, dopo aver detto "devi scegliere tu dopo esserti informato", aggiungo "a me quella che convince di più è ethereum". Siamo sinceri: molti ragionano ancora in modalità "se tutti comprano btc io che ho 10 btc faccio i milioni, quindi dirò che tutto il resto è merda".